Usa; Regno Unito, 2013
Regia: Alfonso Cuaròn
Attori: Sandra Bullock, George Clooney
Gravity prende spunto da uno degli incubi peggiori di alcune persone: la deriva nello spazio da vivi, coscienti e svegli.
A causa di “una serie di sfortunati eventi” verificatesi durante un’immaginaria missione dello Space Shuttle (navetta orbitante, invero, già pensionata dalla NASA), due astronauti finiscono per ritrovarsi un pò troppo lontano da casa…
Il film, girato per il 95% in computer grafica, è tutto sorretto dall’interpretazione dei due attori protagonisti e riesce appieno a rappresentare l’irrilevanza dell’esistenza umana rispetto all’incalcolabile cosmo.
Tale aspetto, già rappresentato in passato da altri film, tra cui Sunshine (2007) di D. Boyle, non è per fortuna il target del film di Cuaron: il vero tema, è la necessità dell’essere umano di aggrapparsi a qualcosa di vero ed autentico o, quantomeno, “gravitare” su un valore, un affetto, una certezza.
Da questo punto di vista, anche solo per l’interpretazione di Sandra Bullock, il film è un capolavoro.
Tuttavia, non può passare in secondo ordine la sceneggiatura, sicuramente d’impatto ma, per certi versi, assimilabile (a tratti) ad una parodia con Leslie Nielsen: secondo il film, nel giro di 90 minuti, un’accidentale collisione tra satelliti orbitanti, potrebbe innescare una reazione a catena di urti nello spazio (non proprio una stanza confinata) in grado di mandare letteralmente in mille pezzi qualsiasi barattolo sparato in orbita in 50 anni da statunitensi, sovietici, cinesi ed europei… il che, è davvero difficile non bollare come americanata.
Fantascienza.
Durata: 90′
By Lorenzo in sala